Il film nel 2011 vinse il premio per la Miglior opera prima al festival di Cannes. Il regista argentino indaga nel rapporto delicato fra Ruben e Jacinta: lui è un rude camionista, indurito dalle esperienze della vita, mentre lei è una giovane madre che viaggia con la piccola figlia. Un autista tendenzialmente misantropo e una madre con bimba condividono la cabina di un camion, dal Paraguay a Buenos Aires. Silenzi e paesaggi, finché l'incomunicabilità si scioglie: ma le vie si separano troppo presto. Una storia minima che sembra vista cento volte, raccontata con un tipico stile da festival (piani-sequenza, niente musica).
Questo film on the road dell’argentino Pablo Giorgelli, che arriva dopo molto girovagar per festival, ha le virtù che aveva il cinema degli “affetti speciali”: pause, silenzi, occhiate, confusione interiore, storia a tappe non forzate della nascita d’un affetto, incrocio di due solitudini a lunga gittata - Maurizio Porro (Il Corriere della Sera)
Esce finalmente, sottotitolato, il vincitore della “Caméra d'or” a Cannes 2011. Un esercizio di rigore che accumula tensione emotiva, lavorando sulla durata, per sciogliersi nel finale struggente. Con un piede nel reportage antropologico (tutto è stato ripreso dal vero, il “Gauchito” dell'altarino è una divinità locale, un bandito protettore dei camionisti) e un altro nelle radici cristiane.Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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