mercoledì 18 novembre 2015

Martedì 24 novembre - Class Enemy di Rok Biče

Slovenia, oggi. Un liceo come tanti. Una classe come tante. Una quotidianità come tante. Ma è davvero tutto così ordinario, così regolare? È davvero tutto così tranquillo, sotto la patina di normalità? 

Basta l’arrivo del nuovo professore, il durissimo Robert, per innescare un violento corto circuito didattico e umano, poco dopo la tragica morte di una studentessa che devasta gravemente gli equilibri. Il dolore dei ragazzi si traduce immediatamente in rabbia e la rabbia, alimentata da interrogativi esistenziali troppo difficili da affrontare, si traduce in caccia: caccia al colpevole, caccia al nemico. 

Una scorciatoia emotiva che impatta, fatalmente, contro il nuovo professore: il colpevole perfetto, il nemico perfetto. Esplorando i torti e le ragioni, i buoni e i cattivi Class Enemy smonta le certezze più categoriche e invita a riflettere, tanto gli adolescenti quanto gli adulti, sulle sfumature. 



Mi sembra importante poter parlare, attraverso l’arte cinematografica, di temi che riflettano sia la società nazionale che quella mondiale. In Class Enemy ciò traspare nel microcosmo dei ragazzi delle medie superiori: una generazione estremamente vulnerabile e, in quanto tale, propensa ad assorbire quel che le succede intorno, sia a livello conscio che inconscio. La rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, simboleggiato dal severo professore, è l’immagine riflessa dello scontento sociale globale, che sfrutta ogni (in)giusto motivo per ribellarsi contro le norme vigenti. Nel racconto, queste situazioni estreme descrivono il baratro tra due generazioni molto diverse tra di loro: baratro che la tragedia avvenuta ha maggiormente ampliato. Si tratta di un difetto, di un’interferenza nella comunicazione. - Rok Biček

mercoledì 11 novembre 2015

MARTEDI' 17 NOVEMBRE_RESISTENZA NATURALE di JONATHAN NOSSITER

Dieci anni dopo Mondovino, Jonathan Nossiter racconta l’urgenza e le sorprese di una nuova resistenza italiana: nel vino, nell’agricoltura e nel cinema. Scopre un movimento di vignaioli e agricoltori “naturali” che ci offrono speranza e gioia tramite la loro ribellione contro un sistema politico-economico fallito che omologa e avvelena la produzione agro alimentare. 

Vivendo come molti di noi sognerebbero, quattro vignaioli emblematici, nuovi contadini in fuga dalla città, lottano per l’autenticità, la biodiversità e la libertà. E Il vino, con la sua forza vera e simbolica nella nostra cultura, diventa portavoce di una denuncia che riguarda tutta la catena di produzione alimentare.

Ma l’impegno di Corrado Dottori, Elena Pantaleoni, Giovanna Tiezzi e Stefano Bellotti si rispecchia anche nel lavoro del loro amico Gian Luca Farinelli della Cineteca di Bologna, che restituisce la vitalità del passato cinematografico al pubblico di oggi. Così, i ribelli del vino naturale (e del cinema), uniti contro il “Nuovo Ordine Economico Mondiale”, offrono un modello incantato di resistenza. Perché non c’è sostenibilità ambientale se non c’è sostenibilità culturale.

Resistenza naturale intreccia la forza documentaria di un mondo affascinante ma nascosto con le finzioni del passato e del presente, risvegliando il ribelle sopito in ciascuno di noi.

La serata è abbinata alla degustazione di vini dell'azienda Alla Costiera.






mercoledì 4 novembre 2015

Martedì 10 novembre_ Viviane di Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz


Viviane è uno di quei film miracolosi in cui sembra non succedere niente e invece avvince con momenti drammatici e ironici, con una intensa sceneggiatura e attori eccezionali”. (Natalia Aspesi – La Repubblica)


Se pensate che nulla sia più appassionante di un courtroom drama americano, forse non avete ancora visto un film giudiziario israeliano (…) romanzo affollato di storie, atti mancati, cui un gruppo di attori fantastici dà tutti i sapori e le emozioni del mondo”. (Fabio Ferzetti – Il Messaggero).



Viviane Amsalem è determinata a ottenere il divorzio dal marito che non ama più. Ha meditato a lungo e da tre anni ha lasciato il tetto coniugale e si fa ospitare da un fratello sposato.

Purtroppo Israele, patria di Viviane e di suo marito Elisha, pur essendo nazione democratica non prevede matrimonio e separazione civili. Ci si deve rivolgere all’unica autorità competente, il tribunale rabbinico, che rimette nelle mani del coniuge la decisione definitiva: la separazione infatti può avvenire esclusivamente con il suo pieno consenso.

Ogni espediente è concesso al marito, ai testimoni convocati dalle parti e ai giudici al fine di rallentare fino allo spasmo la procedura tentando di evitare quello che per Viviane è inevitabile.