lunedì 14 aprile 2014

Martedì 15 aprile_ Confessions di Tetsuya Nakashima

Confessions (告白 Kokuhaku?, lett. "Confessioni") è un film giapponese del 2010 diretto da Tetsuya Nakashima tratto dall'omonimo romanzo di Kanae Minato (in Italia pubblicato da Giano/Neri Pozza con il titolo "Confessione", traduzione di Gianluca Coci). Il film è stato presentato al Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna.

di Emanuele Sacchi  ( mymovies.it )
Conscia dell'inutilità di procedere attraverso i canali legali, l'insegnante Moriguchi medita un proprio personale piano per vendicare la morte della figlia, uccisa dalla violenza insensata di due suoi alunni. Tetsuya Nakashima è un tipo ambizioso, uno a cui è bastata la chiassosa genialata di Kamikaze Girls per autoconvincersi di poter riscrivere le regole del cinema così come lo intendiamo. Un talento imbarazzante (in senso positivo), a cui basterebbe un minimo di senso della misura per metterlo al servizio di opere destinate all'immortalità. Pur muovendosi in ambiti totalmente estranei a Memories of Matsuko - si passa da un'allegoria della vita pop-psichedelica a una cupa dissertazione nichilista sull'attualità - il visivamente abbacinante Confessions ripropone i medesimi dubbi sull'autore e sulla sua concezione di cinema. Nakashima ritorna su quel che è assurto a topos del cinema nipponico contemporaneo, ovvero il malessere esistenziale - con conseguente sfogo violento - di una gioventù lacerata tra angst, mancanza di moralità e di freni inibitori, con le conseguenze immaginabili (e meno immaginabili) del caso. Tema su cui This World of Ours e Sono Shion con Noriko's Dinner Table avevano detto tutto o quasi; ma il punto non è sul fatto di insistere sul topos, scelta del tutto legittima. Ciò che rende il film di Nakashima fortemente soggetto all'inclinazione e alla sensibilità individuale è la sua scelta marcata in termini di linguaggio, costantemente sopra le righe ed enfatizzato, così da rendere solenne (per non dire in maiuscolo e con il font idealmente più grande che si possa sostenere) ogni momento clou di una sceneggiatura ricca di climax e spunti importanti.
Come se Nakashima avesse per le mani ancora una volta un'opera eccellente ma sentisse il bisogno di gridar(ce)lo, anziché affidarsi a un contenuto che di per sé non (dovrebbe) necessita(re) di sottolineature (in termini di ralenti a ripetizione, di colori desaturati, di inquadrature studiate alla perfezione). Nomination all'Oscar come Miglior Film in Lingua Straniera.

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